Valentano Fotografia 2023 

"TO LEAVE AGAIN 
Sguardi, parole e riflessioni sulla fotografia

Sedicesima edizione "To leave again"

25-26-27 agosto 2023

Orario 9.00 - 13.00     17.00 - 19.30

Valentano Sala Esposizione

 

Fotoclub Giovanni Donati Valentano



"La macchina fotografica è uno strumento che insegna alle persone come vedere senza la macchina" Dorothea Lange


Dir. Artistico Luciano Zuccaccia

Luciano Zuccaccia è fotografo e curatore editoriale. Si interessa di libri fotografici in qualità di collezionista e studioso, cura progetti editoriali e partecipa come giurato a concorsi sul libro fotografico. Per università, associazioni e scuole di fotografia tiene dei seminari relativi alla storia e l'evoluzione del libro fotografico, nonché dei laboratori per la creazione di autoproduzioni.

Dal 2020 ha avviato la piattaforma www.protestinphotobook.com dove propone, alla visione, libri fotografici riguardanti le proteste nel mondo.

www.lucianozuccaccia.it.

Filippo Sproviero


Tre minuti e niente flash

Tre minuti e niente flash. Era questo l'imperativo categorico dato dal responsabile del parterre ai fotografi accreditati.

I primi anni dei festival jazz erano frequentati da pochi fotografi che, isolati dal pubblico grazie alle transenne, potevano muoversi liberamente sotto il palco per tutto il concerto fotografando gli artisti da ogni angolazione e, cosa da non trascurare, avendo il tempo di sostituire frequentemente il rullino.

La crescita esponenziale dei concerti musicali e il relativo interesse da parte dei media hanno portato in dote un forte aumento degli operatori foto-tv, accompagnato da regole sempre più stringenti al diritto di informazione e documentazione fotografica. Di fatto l'attività di ripresa era vietata se non in quei pochi minuti concessi.

Messe a posto le fotocamere nelle borse, notavo che l'evento principale assorbiva quasi completamente l'interesse della maggior parte dei fotografi, mentre i più curiosi (compreso il sottoscritto) preferivano spostarsi in altre location minori, dove più tardi si sarebbero esibiti artisti emergenti. Qui le regole erano più blande e potevo aggirarmi tranquillamente tra il palco, dove si accordavano strumenti e si preparava l'audio, ed i camerini.

Negli anni ho pensato spesso a quell'esperienza, tanto faticosa a causa dei ritmi e degli orari impossibili da sostenere, quanto entusiasmante e gratificante da un punto di vista artistico e professionale.

Per questo ho cercato, tra le migliaia di foto scattate a quei tempi, quelle che potessero al meglio rappresentare le sensazioni provate nei vari concerti e backstage.

Il risultato ottenuto è questa raccolta di foto intime, silenziose e spesso dissonanti, come le note che attiravano la mia attenzione e invitavano a sbirciare, con la mia Leica, nel mondo degli artisti durante la loro privatissima preparazione all'evento.

Filippo Sproviero

Filippo Sproviero biografia

Fotografo professionista da più di trent'anni, ha un amore particolare per gli scatti in bianco e nero. Ha appreso le prime e fondamentali nozioni di fotografia alle Scuole Tecniche San Carlo di Torino frequentando un corso biennale di fotografia.

Per molti anni ha insegnato tecnica fotografica di camera oscura e fotografia analogica e digitale.

E' già stato coautore di alcuni libri a tema jazz: "L'Immagine del suono" (Fabrizio Fabbri Editore 2017); "Jazzbackstage in black&white"(insieme all'amico Marco Nicolini) (Futura Edizioni 2010); "Jazz e... solo Jazz" (FIAF Edizioni 2002).

Inoltre, ha pubblicato "La fontana Maggiore di Perugia, Immagini di un restauro" (Ed. Guerra 1999); e le collettive "Monteleone di Spoleto - tra Racconto e Reportage" (Ed. Gruppo Fotografico Ambulante 2007); "Tra l'Halycus e l'Himera" (Ed. Gruppo Culturale dell'Immagine 1985); "SAI Ambrosini, Società Aeronautica Italiana – Storie di Lavoratori" (Futura Edizioni 2019).

Da poco tempo ha iniziato la produzione di Fanzine autoprodotte "LCLS - Lana Cotone Lino Seta" (2023); "Ancora vivo è" (2023).

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Aldo Feroce


Il Palazzo dei destini incrociati

Il nuovo Corviale chiamato anche "Serpentone" è un Palazzo lungo circa 1 km che sorge in periferia ovest di Roma, nato alla fine degli anni '70 per fronteggiare la crisi abitativa. Sin dalla sua nascita questo luogo è stato sinonimo di degrado e delinquenza soprattutto per un malessere gestionale, tanto da farlo diventare uno dei quartieri simbolo di Roma.

La storia vede uomini e donne catapultati in un luogo privo di infrastrutture, con addosso ancora le ferite causate dallo strappo dello sfratto di massa, costrette ad un convivere per forza o per ragione. Persone che hanno dovuto riorganizzare la loro vita con mille difficoltà, cercando di reinventarsela, di colorarla, di viverla con nuove regole e soprattutto con il fai da te. Mentre da anni si parla di riqualificare il Corviale, facendo progetti sulla materia, l'intento dell'autore è stato quello di dare voce e far conoscere il lato umano dei più deboli o meglio gli "invisibili" di cui spesso ci si dimentica, o si parla in modo stereotipato.

Aldo Feroce biografia

Dopo un inizio come fotografo Matrimonialista, la passione fotografica si sposta su temi di attualità sociale e documentaristica. Ad oggi, alcuni suoi progetti sono stati pubblicati su riviste di settore come Second class, ShipBreacking yard, Compartiendo Esperanzas, Yo Soy Fidel, Ritorno a Corviale. Con "Il palazzo dei destini incrociati" ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui il primo premio Al Kolga Tiblisi Award 2022 ,Primo premio, Bifoto 2022, Medaglia d'oro Tokio Award 2022 e secondo posto al Bar Tur Award 2022 . E' stato tra i finalisti al Portfolio Italia 2021.

Giuseppe Cardoni


In and out of the ring

Nonna Mira, la vera appassionata di boxe in famiglia, metteva la sveglia alle tre di notte e chiamava mio padre e me (bambino) per vedere insieme i grandi incontri in diretta dal Madison Square Garden di New York. Con questa memoria, sono andato alla ricerca di quelle atmosfere e dei valori della grande Boxe degli anni Sessanta-Settanta".

Giuseppe Cardoni

Luca Cardinalini, giornalista RAI

Corde, assi di legno, tappeti sdruciti, muri scrostati, scarpe consumate, piedi, chiodi, sacchi, asciugamani, accappatoi, immagini sacre, scale di ferro, luci al neon, smorfie di dolore, il riso della vittoria. Il pugilato.

Quello "raccontato" da Giuseppe Cardoni non tiene conto di categorie, pesi e tabellini. L'obbiettivo fissa i luoghi, le stanze, gli spazi dove si allenano – insieme e ogni giorno - muscoli e speranze.

Dalla "povera" palestra Academia de Boxeo Henry Garcia Suarez, ad Holguin (Cuba), sono usciti campioni olimpici e mondiali. E non si direbbe.

La "macchina stilografica" di Giuseppe ha impresso, oltre agli umori e ai sudori dei presenti, anche il respiro profondo di questo sport, il rispetto quasi paterno per l'allenatore e per i campioni, la disciplina per l'allenamento, l'amicizia per i compagni, il ritmo nelle gambe e nelle vene, la fierezza e il coraggio.

I ragazzi iniziano ad allenarsi a 8-10 anni, spesso senza casco e senza scarpette, inseguendo a mani nude una vittoria con molte dediche: se stessi, la propria famiglia, il Paese.

A Buenos Aires, la palestra Boxing club Ferrobaires, è ricavata proprio sotto la vecchia stazione abbandonata Constitucion.

La lunga marcia per diventare campione del mondo inizia infilandosi dentro un buco di cemento, scendendo per una scala arrugginita e insicura. Pioggia o sole, lì sotto c'è sempre il buio.

Da dietro la porta arriva una fessura di luce e alcuni rumori, di guantoni e voci. Compresa quella di un settantenne in canottiera bianca e calzoncini da boxeur, che quel 7 novembre 1970, era all'angolo di Carlos Monzon, nella sfida epica con Nino Benevuti.

Josè Menno allenava gratuitamente i ragazzi, sotto al livello della strada, per provare a sottrarli alla strada: "La gioia più grande è quando uno di loro, sorridendo, mi dice di sentirsi un'altra persona".

Giuseppe Cardoni biografia

Vive in Umbria, ingegnere, predilige il reportage in B/N. Ha fatto parte del Gruppo Fotografico Leica. E' coautore, col giornalista RAI, Luca Cardinalini, del libro fotografico "STTL La terra di sia lieve" (Ed. DeriveApprodi, 2006); dopo alcuni lavori e libri dedicati al proprio territorio nel 2014 ha pubblicato "Boxing Notes" reportage sul mondo del pugilato; il reportage ha vinto il premio "Rencontres D'Arles – Reponses Photo 2017". Si è dedicato per alcuni anni alla fotografia di eventi musicali, è coautore del libro "I colori del Jazz"(Federico Motta Editore, 2010) e nel 2019 ha pubblicato il libro fotografico "Jazz Notes" (BAM by Antonio Manta). Nel 2020 ha pubblicato "Vita e Morte – Rapsodia Messicana" (miglior libro dell'anno al Photofestival Milano), nel 2021 "Passione per lo Sport"; nel 2023 "In and out of the ring" e "Metropolitan Fragments" (89Books). Ha esposto i propri lavori in più di 60 mostre sia personali che collettive in Italia e all'estero. Ultimamente ha deciso di mettersi in gioco partecipando a concorsi nazionali e internazionali risultando vincitore o finalista in più di 140 contests negli ultimi cinque anni.

Andrea Burla


DALL'ALBA AL TRAMONTO: una sintesi di dieci immagini che descrivono e cercano di rappresentare l'ambiente di "lavoro" nel quale è immerso il fotografo paesaggista.

Un'esperienza, quella della fotografica paesaggistica che ho intrapreso sul finire degli anni novanta, quando dopo diversi anni di fotografia astronomica ho deciso che era giunt il momento di trovare nuovi stimoli e dedicarmi a nuove avventure.

A partire dagli anni duemila, una collaborazione con Fujifilm Italia, mi ha permesso di potermi dedicare alla fotografia di paesaggio in maniera seria ed organizzata, realizzando viaggi fotografici, prove e recensioni, compresa l'organizzazione di eventi promozionali nazionali che di fatto hanno segnato l'inizio dell'attività divulgativa.

Successivamente ho avuto l'opportunità di poter condividere i miei lavori anche con importanti riviste del settore: Landscape Photography Magazine, Digital Photographer Italia, Fotografare, Fotografia, ecc.

Narrare e descrivere un luogo attraverso immagini di paesaggio è sempre alla base dei miei progetti, porsi di fronte ad uno scenario naturale significa rallentare, fermarsi e concentrarsi sull'essenza del luogo, cercare di percepirne le sfumature, le sensazioni e trasferirle nelle immagini.

Official Photographer:

NiSi Italia

FLM Germany

f-stop

The Heat Company

Docente Viaggifotografici.biz

 


WORKSHOP  ANDREA BURLA

Fotografia Paesaggistica 

sullo sfondo del Lago di Mezzano

Appuntamento ore 18.00 Piazza della Vittoria Valentano (Viterbo)

Un'esperienza, quella della fotografica paesaggistica che ho intrapreso sul finire degli anni novanta, quando dopo diversi anni di fotografia astronomica ho deciso che era giunto il momento di trovare nuovi stimoli e dedicarmi a nuove avventure.

A partire dagli anni duemila, una collaborazione con Fujifilm Italia, mi ha permesso di potermi dedicare alla fotografia di paesaggio in maniera seria ed organizzata, realizzando viaggi fotografici, prove e recensioni, compresa l'organizzazione di eventi promozionali nazionali che di fatto hanno segnato l'inizio dell'attività divulgativa.

Successivamente ho avuto l'opportunità di poter condividere i miei lavori anche con importanti riviste del settore: Landscape Photography Magazine, Digital Photographer Italia, Fotografare, ecc.

Narrare e descrivere un luogo attraverso immagini di paesaggio è sempre alla base dei miei progetti, porsi di fronte ad uno scenario naturale significa rallentare, fermarsi e concentrarsi sull'essenza del luogo, cercare di percepirne le sfumature, le sensazioni e trasferirle nelle immagini.

Valentano

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